Indicatore di legislatura: Carico dell'attività professionale e dei lavori domestici e familiari
Estratto dall’obiettivo 10: intendiamo accrescere ancora i nostri sforzi a favore della parità dei diritti fra i sessi, della parità salariale e della conciliabilità tra vita familiare e vita professionale.
Significato dell’indicatore: la possibilità di partecipare in modo paritario alla vita professionale e alla vita familiare è uno dei capisaldi della parità dei sessi. Per poter realizzare l'uguaglianza, le donne e gli uomini devono avere le stesse opportunità di conciliare vita privata e vita professionale. Questo può essere incoraggiato tra l’altro da condizioni favorevoli alla famiglia come le strutture di custodia extrafamiliare o dalla possibilità di esercitare un'attività a tempo parziale economicamente valida e fiscalmente interessante per entrambi i sessi. Accanto a questi fattori obiettivi, le differenze nella ripartizione del lavoro remunerato e dei lavori domestici possono anche essere il risultato di scelte individuali.
L’indicatore presenta il numero di ore dedicate settimanalmente all'attività professionale e ai lavori domestici e familiari in base al sesso.
Obiettivo quantificabile: l’onere dovuto all’attività professionale e alle attività domestiche e familiari è ripartito più equamente fra i sessi.
Commento
Le donne e gli uomini si assumono approssimativamente lo stesso carico di lavoro totale (complessivamente circa 50 ore a settimana). Nel 2016 le donne tra i 15 e i 64 anni lavoravano maggiormente per la casa e la famiglia (29,6 ore a settimana) rispetto agli uomini della stessa classe d’età (18,1 ore a settimana). La situazione è capovolta per quel che riguarda il lavoro remunerato (21,3 ore per le donne e 33 ore per gli uomini nel 2016). Dal 1997, la ripartizione generale dei carichi di lavoro tra i sessi ha subito poche variazioni. In seguito ad un cambiamento delle modalità d'indagine della RIFOS intervenuto nel 2010, gli sviluppi intervenuti nell’intero periodo vanno interpretati con la dovuta cautela.
Nelle economie domestiche composte da coppie con figli spesso è la donna a ridurre il proprio grado di occupazione o a rinunciare del tutto (temporaneamente) all’attività professionale. Il modello più comune è quello in cui il padre svolge un’attività remunerata a tempo pieno e la madre una a tempo parziale: nel 2018, questa struttura si ritrovava infatti in un’economia domestica familiare su due con il figlio più giovane al di sotto dei 3 anni e in circa sei economie domestiche familiari su dieci con il figlio minore in età compresa tra 4 e 12 anni. Solo nel 6,2% delle economie domestiche composte da coppie (con o senza figli) entrambi i partner lavoravano a tempo parziale.
Nel 2013, in circa tre quarti delle economie domestiche composte da coppie con figli di età inferiore a 12 anni, la responsabilità principale per i lavori domestici era assunta dalle donne. In tutte le economie domestiche composte da coppie, comprese quelle senza figli, la responsabilità esclusiva della donna per i lavori domestici è diminuita a favore della responsabilità condivisa.
Nelle economie domestiche composte da una coppia, nel 2017 le donne contribuivano in media nella misura di un terzo al reddito da lavoro annuale e gli uomini nella misura di due terzi. Questo disequilibrio è stato più o meno marcato a seconda della composizione dell’economia domestica: nelle coppie sole il contributo della donna al reddito da lavoro complessivo era del 40,6% contro il 26,4% nelle coppie con uno o più figli. Più sono i figli, minore è la percentuale.