Medienmitteilung

Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera 2013 Il lavoro a tempo parziale in continuo aumento

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Tra il 2012 e il 2022 l'aumento del lavoro a tempo parziale è stato triplo rispetto a quello del tempo pieno

Neuchâtel, 25.04.2014 (UST) - Tra il 2003 e il 2013, in Svizzera, la popolazione occupata è aumentata del 12,6%. Il numero di lavoratori a tempo parziale è aumentato tre volte più in fretta rispetto a quello degli occupati a tempo pieno (+24,5% contro +7,1%). Nel confronto europeo, la Svizzera è il secondo paese con più occupati a tempo parziale (36,5%) dopo i Paesi Bassi. Questo è quanto emerge dalla rilevazione delle forze di lavoro in svizzera (RIFOS) 2013 realizzata dall'Ufficio federale di statistica (UST).

In dieci anni, la progressione del tempo parziale è stata più marcata tra gli uomini (+43,7%) che tra le donne (+19,9%). Del resto si osserva uno slittamento verso gradi di occupazione più elevati: il numero di occupati almeno al 50% (grado di occupazione dal 50 all'89%) è progredito del 41,5% contro il solo 7,0% per i gradi di occupazione inferiori al 50%. Le persone che lavorano al 90% fanno parte degli occupati a tempo pieno secondo gli standard statistici nazionali; si osserva che questa categoria specifica di grado di occupazione ha conosciuto il maggior incremento negli ultimi dieci anni (+71,3%).

Il tempo parziale in aumento tra i padri di famiglia

Come nel 2003, anche nel 2013 l'80,2% delle lavoratrici con figli di meno di 15 anni lavorava a tempo parziale. Pur restando modesta, tra gli uomini questa percentuale è aumentata, passando dal 5,8% nel 2003 al 9,3% nel 2013. Prendendo in considerazione unicamente gli uomini con figli piccoli (bambini di meno di 7 anni), nel 2013 la quota di lavoratori a tempo parziale era del 10,5%.

Quasi la metà del lavoro a tempo parziale è riconducibile a motivi familiari

Tra i principali motivi della scelta di un impiego a tempo parziale tra i 15-54enni ci sono i motivi familiari (46,3% delle ragioni invocate; 15,7% tra gli uomini e 52,9% tra le donne), la frequentazione di corsi formativi (11,7%), il fatto di non aver trovato un impiego a tempo pieno (7,1%), il fatto di esercitare un altro impiego (7,0%) e i motivi di salute (3,3%). Infine, il 9,7% degli intervistati afferma di non voler un lavoro a tempo pieno e il 13,3% adduce altri motivi senza specificarli.

Forti differenze in base alla situazione lavorativa

I dipendenti che lavorano a tempo parziale sono lievemente più numerosi degli indipendenti (36,2 contro 33,7%). Tra i dipendenti emergono differenze significative secondo il livello gerarchico e il sesso: il 19,6% dei dipendenti membri di una direzione svolge un lavoro a tempo parziale. Per questo tipo di posto, la quota dei lavoratori a tempo parziale è del 45,2% tra le donne e dell'8,6% tra gli uomini. La percentuale di lavoratori a tempo parziale tra i dipendenti con funzioni dirigenziali è del 21,9% (donne: 48,3%; uomini: 7,1%) e sale al doppio (43,9%) tra i dipendenti senza funzioni dirigenziali (donne: 65,3%; uomini: 18,4%).

Il lavoro a tempo parziale è più diffuso nei Paesi Bassi

Con più di tre quarti di donne (77,2%) e più di un quarto di uomini (27,9%) impiegati a tempo parziale, i Paesi Bassi sono il paese dell'Unione europea con la più ampia diffusione di questa forma di impiego (UE28: 32,8% e 9,8%). Nel confronto europeo, la Svizzera si colloca in seconda posizione con una percentuale del 61,1% tra le donne e del 15,5% tra gli uomini. Questa elevata proporzione di lavoro a tempo parziale relativizza la forte partecipazione al mercato del lavoro misurata pro capite tra le popolazioni svizzera e olandese: infatti, in termini di tasso di attività (quota di persone attive tra la popolazione di 15-64 anni), la Svizzera e i Paesi Bassi guidano la classifica europea (Svizzera: 83,3% ; Paesi Bassi: 79,7%). Oltre a questi due paesi, solo quelli scandinavi presentano tassi di attività superiori al 78%, pur avendo una percentuale più bassa di lavoro a tempo parziale (compresa tra il 21,4% dell'Islanda e il 27,8% della Norvegia).